Bianca è una scrittrice che vive da sempre in bilico tra le due culture che l’hanno formata: da un lato il Canada delle terre sconfinate, del clima estremo e della modernità, dall’altro la decadente Venezia perduta, ma cristallizzata nel ricordo e personificata nella figura del cugino Marco, sogno d’amore irraggiungibile. Alla notizia del ricovero di quest’ultimo per un crollo psichico, Bianca prova ad aiutarlo con l’unico mezzo a sua disposizione, la scrittura, ripercorrendone la storia – quella di un architetto insoddisfatto, un marito infelice, un padre pervaso dal senso di colpa, un uomo dai profondi ideali costretto tuttavia a violarli – e alternandola con la propria. Tra la Venezia degli anni Settanta e il Canada degli anni Sessanta, emerge così l’affresco nostalgico di un’anima alla ricerca di identità, di appartenenza e di un luogo da poter chiamare “casa”, mentre la parola si fa salvifica e aiuta a esorcizzare il passato.